Nell’immaginario collettivo, la Riviera Romagnola è sinonimo di vacanze, ospitalità calorosa e vita notturna. Un luogo dove lo svago regna sovrano e il turismo ha plasmato ogni angolo del paesaggio. Eppure, questa identità così definita è frutto di un’evoluzione relativamente recente. Non serve andare troppo lontano nel tempo per scoprire una riviera profondamente diversa da quella che conosciamo oggi.
Un tempo infatti le spiagge che percorrono le coste dell’Emilia Romagna erano selvagge e poco frequentate. Fino agli inizi dell'Ottocento, infatti, i bagni avevano un valore prettamente terapeutico e proprio per questo avvenivano esclusivamente alle terme. Fu solo a partire dagli anni ‘30 che queste pratiche si spostarono anche al mare, assumendo una funzione ricreativa solo quando la villeggiatura al mare iniziò ad essere un’attrattiva per le classi più agiate. Rimini fu la prima città a intercettare questa trasformazione, anche grazie alla sua posizione strategica lungo la linea ferroviaria Bologna–Ancona.
Il primo stabilimento balneare fu “Lo Stabilimento dei Bagni Marittimi”, costruito negli anni ‘40 dai conti Baldini, ma fu solo nel 1873, con la costruzione del Kursaal, che Rimini cominciò a delineare il suo futuro turistico. Il progetto prevedeva la costruzione di uno sfarzoso edificio dedicato allo svago con sale da ballo, casinò e ristorante, uno stabilimento balneare e un ospizio riservato ai bambini malati, un mix perfetto tra cure terapeutiche e svago, che aprì la strada a un nuovo concetto di soggiorno al mare, improntato al puro divertimento e ai piaceri della vita balneare.
Con l’arrivo del Novecento, la vacanza al mare divenne un fenomeno sociale. Le famiglie dell’alta borghesia cominciarono a frequentare le località costiere, e presto l’idea della villeggiatura si estese anche ai ceti meno abbienti. Località come Cesenatico, Cattolica, Cervia e Riccione seguirono l’esempio di Rimini, mentre Milano Marittima nacque proprio in quegli anni da una grande lottizzazione che trasformò una distesa di pini in una meta esclusiva.
Il vero boom arrivò nel secondo dopoguerra, quando con la massiccia costruzione alberghiera prese piede il turismo di massa. Negli anni ’60 la Riviera divenne un’importante meta di svago per personalità importanti e personaggi dello spettacolo che con le loro visite contribuirono a svilupparne la fama; fama che, da allora, non ha più smesso di crescere.
L’aperitivo romagnolo: un rito quotidiano
In questo contesto di evoluzione turistica e sociale, l’aperitivo è diventato un momento simbolico della giornata sulla Riviera. Che sia a base di piadina gourmet, pesce azzurro marinato, fritti di mare o taglieri di salumi e formaggi locali, l’aperitivo in Romagna è molto più di un semplice drink: è un’occasione per socializzare, godersi il tramonto e prepararsi alla serata.
Negli ultimi anni, l’offerta si è ulteriormente raffinata: cocktail d’autore, vini naturali, spritz rivisitati e drink a base di prodotti locali sono diventati protagonisti. Il cliente oggi cerca esperienze autentiche, che parlino del territorio e della sua identità.
Consigli per i baristi della Riviera
La Riviera Romagnola ha saputo reinventarsi più volte, da terra selvaggia a patria del turismo balneare, dalla villeggiatura d’élite al turismo di massa, fino alla movida contemporanea. Oggi, tra tradizione e innovazione, chi lavora nell’ospitalità ha l’opportunità di contribuire a scrivere il prossimo capitolo di questa storia straordinaria, anche – e soprattutto – partendo da un buon aperitivo. Se gestisci un bar sulla Riviera Romagnola, ecco alcuni consigli per distinguerti dalla concorrenza:
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Valorizza i prodotti locali: usa ingredienti del territorio per i tuoi cocktail, come frutti di bosco dell’entroterra, erbe aromatiche romagnole o liquori artigianali.
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Crea un aperitivo esperienziale: proponi mini-degustazioni con piatti tipici in versione finger food e racconta la loro origine. Il racconto è parte dell’esperienza.
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Fai attenzione alla stagionalità: cambia la carta cocktail in base alle stagioni per mantenere freschezza e curiosità nel cliente.
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Cura l’atmosfera: considera musica, arredi e luci che evochino la “dolce vita” della Riviera, con un twist contemporaneo.
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Investi nella formazione del personale: barman e camerieri devono conoscere bene la storia del locale, i prodotti offerti e parlare almeno una lingua straniera con scioltezza.