Che lo si veda come un grattacapo per ottimizzare i costi vivi o un pensiero rivolto al futuro dell’ambiente lo spreco alimentare è un problema che non si può più sottovalutare. In Francia, per esempio, dal primo luglio i gestori di locali sono obbligati a fornire la cosiddetta doggy bag, il contenitore con cui portare via il cibo avanzato, ma non è l’unico dei modi possibili per ridurre le rimanenze.
La lotta anti-spreco si fa in due tempi:
1) prima, con una spesa calcolata degli alimenti in base al consumo presumibilmente reale; 2) dopo, adottando forme di riuso come la doggy bag o servizi di rivendita degli invenduti come Too Good To Go.
Dell’ottimizzazione food cost per ridurre in anticipo (le spese e) le rimanenze abbiamo già parlato in un precedente articolo, è arrivato il momento di vedere le azioni anti-spreco del dopo. Cosa fare quando abbiamo degli alimenti invenduti?
Cucinare con gli scarti, usare le bucce di frutta e verdura, scegliere carne e pesce provenienti da allevamenti e pesca sostenibili è sicuramente il primo passo verso una cucina più consapevole.
Se siete un bar, per esempio, potreste provare a riutilizzare del Parmigiano Reggiano restante nelle varie formaggere per preparare dei crackers al formaggio. La ricetta, per quanto punti al riciclo creativo di un alimento, arriva da un locale estremamente rinomato: è infatti una trovata di Takahiko Kondo, sous chef del ristorante Osteria Francescana, che trasforma le croste di Parmigiano Reggiano in spezzafame saporiti.
Bar e ristoranti, inoltre, possono recuperare il riso per preparare delle crocchette di riso con bacon croccante. Un'idea divertente e originale per un antipasto o per uno stuzzichino da inserire nei piattini dell’aperitivo. Le preparare al forno, con Combi Wave o Combi Wave Smart, senza bisogno di personale in cucina e in poco tempo.
Le bucce sono un altro ingrediente del menu anti-spreco e possono trovare una seconda vita in più modi. Quelle di verdure diventano delle chips non fritte, se essiccate in forno come suggerisce anche la chef Eugenia Botti che utilizza Combi Wave in modalità standby per compiere questa operazione; quelle di frutta, le bucce di agrumi, si possono essiccare e poi tritare per preparare un aroma naturale pronto all’uso a utilizzare magari come topping sopra alle brioche farcite già on demand con Squeezita. Vi immaginate il profumo di un croissant alla Gran Crema con polvere di limone e bergamotto?
In base ai dati Fipe, il 55% dei ristoratori sostiene che spesso i clienti non mangiano tutto quello che hanno ordinato, ed è per questo che molto cibo viene gettato. E raramente i clienti chiedono di poter portare via gli alimenti non consumati, bloccati dall’imbarazzo (55%), dalla scomodità (19,5%), o dall’indifferenza (18,3%). Forse dare una nuova idea di doggy bag, letteralmente la borsa per il cane, e adottare anche un nuovo nome, che dia valore al gesto - e al coraggio a questo punto - di alcuni clienti nel chiedere di portare a casa ciò che non hanno consumato al tavolo. Il rimpiattino, così lo chiama Fipe dal verbo rimpiattare, è un diritto del consumatore, comunicare al meglio il servizio e far sentire importanti le persone che scelgono di chiederlo invoglia sicuramente altri clienti verso questa strada.
Per chiudere il cerchio virtuoso di buone pratiche antispreco non vi resta che iscrivervi al servizio di Too Good To Go, per recuperare fino al 30% dei costi dei vostri invenduti di fine giornata. Ne guadagnerete in cassa, vendendo prodotti che avreste buttato, e in reputazione, dimostrando il vostro rispetto verso il cibo e il pianeta. Dai dati di Too Good To Go, infatti, risulta che iscriversi al servizio di rivendita degli invenduti offre visibilità tra oltre 4,3 milioni di utenti in Italia, di cui in media 3 su 4 diventano clienti abituali.
Noi di Techfood vogliamo impegnarci concretamente al fianco dei nostri clienti nella riduzione degli sprechi alimentari, così se vi iscrivete all’app godrete del primo abbonamento annuale gratuito. L’offerta è riservata solo ai nostri clienti che vogliono rifiutare lo spreco e valorizzare la propria attività qui e ora.
La lotta anti-spreco si fa in due tempi:
1) prima, con una spesa calcolata degli alimenti in base al consumo presumibilmente reale; 2) dopo, adottando forme di riuso come la doggy bag o servizi di rivendita degli invenduti come Too Good To Go.
Dell’ottimizzazione food cost per ridurre in anticipo (le spese e) le rimanenze abbiamo già parlato in un precedente articolo, è arrivato il momento di vedere le azioni anti-spreco del dopo. Cosa fare quando abbiamo degli alimenti invenduti?
1. Idee anti-spreco di risorse, tempo e personale
Cucinare con gli scarti, usare le bucce di frutta e verdura, scegliere carne e pesce provenienti da allevamenti e pesca sostenibili è sicuramente il primo passo verso una cucina più consapevole.
Se siete un bar, per esempio, potreste provare a riutilizzare del Parmigiano Reggiano restante nelle varie formaggere per preparare dei crackers al formaggio. La ricetta, per quanto punti al riciclo creativo di un alimento, arriva da un locale estremamente rinomato: è infatti una trovata di Takahiko Kondo, sous chef del ristorante Osteria Francescana, che trasforma le croste di Parmigiano Reggiano in spezzafame saporiti.
Bar e ristoranti, inoltre, possono recuperare il riso per preparare delle crocchette di riso con bacon croccante. Un'idea divertente e originale per un antipasto o per uno stuzzichino da inserire nei piattini dell’aperitivo. Le preparare al forno, con Combi Wave o Combi Wave Smart, senza bisogno di personale in cucina e in poco tempo.
Le bucce sono un altro ingrediente del menu anti-spreco e possono trovare una seconda vita in più modi. Quelle di verdure diventano delle chips non fritte, se essiccate in forno come suggerisce anche la chef Eugenia Botti che utilizza Combi Wave in modalità standby per compiere questa operazione; quelle di frutta, le bucce di agrumi, si possono essiccare e poi tritare per preparare un aroma naturale pronto all’uso a utilizzare magari come topping sopra alle brioche farcite già on demand con Squeezita. Vi immaginate il profumo di un croissant alla Gran Crema con polvere di limone e bergamotto?
2. Doggy bag? Meglio chiamarlo rimpiattino
In base ai dati Fipe, il 55% dei ristoratori sostiene che spesso i clienti non mangiano tutto quello che hanno ordinato, ed è per questo che molto cibo viene gettato. E raramente i clienti chiedono di poter portare via gli alimenti non consumati, bloccati dall’imbarazzo (55%), dalla scomodità (19,5%), o dall’indifferenza (18,3%). Forse dare una nuova idea di doggy bag, letteralmente la borsa per il cane, e adottare anche un nuovo nome, che dia valore al gesto - e al coraggio a questo punto - di alcuni clienti nel chiedere di portare a casa ciò che non hanno consumato al tavolo. Il rimpiattino, così lo chiama Fipe dal verbo rimpiattare, è un diritto del consumatore, comunicare al meglio il servizio e far sentire importanti le persone che scelgono di chiederlo invoglia sicuramente altri clienti verso questa strada.
3. Adesione a Too Good To Go
Per chiudere il cerchio virtuoso di buone pratiche antispreco non vi resta che iscrivervi al servizio di Too Good To Go, per recuperare fino al 30% dei costi dei vostri invenduti di fine giornata. Ne guadagnerete in cassa, vendendo prodotti che avreste buttato, e in reputazione, dimostrando il vostro rispetto verso il cibo e il pianeta. Dai dati di Too Good To Go, infatti, risulta che iscriversi al servizio di rivendita degli invenduti offre visibilità tra oltre 4,3 milioni di utenti in Italia, di cui in media 3 su 4 diventano clienti abituali.
Noi di Techfood vogliamo impegnarci concretamente al fianco dei nostri clienti nella riduzione degli sprechi alimentari, così se vi iscrivete all’app godrete del primo abbonamento annuale gratuito. L’offerta è riservata solo ai nostri clienti che vogliono rifiutare lo spreco e valorizzare la propria attività qui e ora.